La donazione del sangue placentare
Cenni storici sull'impiego delle Cellule Staminali Emopoietiche
Fino agli anni 90 i trapianti di midollo osseo in Italia venivano esclusivamente eseguiti tra fratelli consanguinei HLA identici (Il complesso maggiore di istocompatibilità: complesso di molecole glicoproteiche presenti sulla superficie di leucociti e altre cellule, chiamate anche antigeni di istocompatibilità perché responsabili della compatibilità tissutale, cioè della accettazione di organi provenienti da un altro organismo)
Purtroppo il 70% dei malati affetti da emopatie letali (leucemie, anemie, linfomi, mielomi ed altre) non potevano giovarsi di questa opportunità terapeutica perché non disponeva di un donatore familiare compatibile. Questa motivazione ha spinto gli ematologi a cercare il donatore al di fuori dell’ambito familiare, alla ricerca di fonti alternative di cellule staminali provenienti da midollo.
In questi anni sono stati registrati enormi progressi nelle conoscenze relative alle Cellule Staminali Emopoietiche (CSE) ed il loro impiego clinico. Le CSE possono essere ottenute sia dal sangue del cordone ombelicale che dal sangue periferico. Il midollo osseo quindi non è più la fonte quasi esclusiva di CSE, quale era nella pratica trapiantologica fino al 1996.
Il trapianto di cellule staminali del sangue è l’unica terapia largamente usata che fa uso di staminali. Esse vengono prelevate dal sangue o dal midollo di una persona e possono essere trasferite in un altro individuo (trapianto allogenico) o nella persona stessa da cui sono state prelevate (trapianto autologo).
Il sangue del cordone ombelicale ha visto crescere progressivamente il suo impiego a partire dal 1988, quando a Parigi, la scienziata francese Eliane Gluckman, effettuò per prima il trapianto di cellule staminali da sangue cordonale per curare con successo un paziente affetto da Anemia di Fanconi (L’anemia di Fanconi, FA, è un difetto ereditario della riparazione del DNA, con pancitopenia [riduzione di tutte le cellule del sangue] progressiva, insufficienza del midollo osseo, malformazioni congenite variabili e predisposizione ai tumori ematologici o solidi).
Il loro utilizzo venne nel tempo reso possibile grazie allo sviluppo in molti paesi di banche di stoccaggio e rilascio delle unità raccolte ai Centri di Trapianto.
La relativa immaturità immunologica delle SCO (Sangue Cordonale Ombelicale) consente di superare le tradizionali barriere di compatibilità, permettendo di effettuare il trapianto anche tra soggetti non perfettamente HLA identici con una riduzione di complicanze come il rigetto e la GVHD acuta e cronica (La malattia acuta da rigetto [Graft Versus Host Disease – GVHD] si manifesta dopo un trapianto di cellule staminali emopoietiche allogeniche e rappresenta la reazione delle cellule immuni del donatore contro i tessuti dell’ospite).
Il sangue cordonale è microbiologicamente puro poiché viene da un organismo che nasce e che non presenta alcuna contaminazione virale e quindi ha una probabilità di trasmettere malattie infettive pressoché pari a zero. Relativamente alle SCO si parla di docilità immunologica poiché si tratta di cellule poco aggressive rispetto a quelle adulte. L’esperienza empirica dimostra che dai circa 20.000 trapianti realizzati fino ad oggi con sangue placentare la reazione contro l’ospite è più blanda perché il sangue trapiantato, essendo giovanissimo, non è molto aggressivo verso le sostanze diverse da sé. In virtù di questa docilità, nel caso di trapianto di due sacche, si sta dimostrando che la seconda contribuisce a migliorare notevolmente il successo della prima, c’è almeno il 15% di probabilità in più di riuscita rispetto al trasferimento di cellule prelevate da una sola sacca. Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, sia autologo che allogenico, viene usato per curare diversi tipi di leucemia, linfoma, talassemie e alcune malattie del sangue sia ereditarie che acquisite.
Queste patologie, negli ultimi 40 anni, sono state trattate con terapie basate sul trapianto di midollo osseo da donatore adulto. Il paziente ospite veniva sottoposto a cicli molto forti di radioterapia e chemioterapia per poter distruggere il midollo malato e impiantare successivamente quello sano. In questi casi, per i motivi che sono stati appena esposti, le cellule del sangue cordonale possono avere una forza maggiore limitando gli effetti collaterali ed evitando terapie aggressive per l’organismo. Considerata l’importanza delle cellule staminali nella cura delle emopatologie e di alcune patologie genetiche si è posto il problema di organizzare in modo razionale la loro raccolta. Nella maggior parte dei paesi sviluppati operano programmi di raccolta e conservazione di Unità di SCO donate a scopo solidaristico (allogenico) sia a scopo dedicato nel caso di famiglie con membri affetti da patologie potenzialmente curabili con trapianto di CSE. I genitori possono avere la possibilità di donare il SCO a una banca pubblica.
In considerazione del vuoto informativo relativo alle problematiche circa la donazione, è necessario da parte del Ginecologo e dell’Ostetrica informare adeguatamente i futuri genitori, in maniera tale che possano compiere una scelta consapevole.
In questo capitolo affronteremo i concetti centrali delle Cellule Staminali Emopoietiche del Sangue Cordonale, trattando il tema della raccolta e conservazione (bancaggio) e gli impieghi di esso.
La legislatura italiana sancisce, attraverso il Il D.M. 18 novembre 2009 (così come modificato dal D.M. 22 aprile 2014), che la donazione del sangue cordonale è consentita a scopo solidaristico e solidale, a disposizione della collettività, oppure per la conservazione dedicata. Per quanto riguarda la raccolta e la conservazione dedicata, la stessa normativa prevede che è consentita solo nei seguenti casi:
- Nel caso ci sia un membro affetto da una patologia per la quale è indicato il trapianto di CSE (per es. una beta-talassemia) il SCO di un neonato sano possa essere dedicato a quel familiare malato e quindi raccolto e utilizzato per trapiantarlo
- Nel caso di una famiglia in cui esista il rischio che possa nascere un figlio con una malattia genetica per la quale è indicato il trapianto di CSE. Il SCO di un figlio sano possa essere dedicato alla famiglia, raccolto e conservato per tale scopo;
- Nel caso in cui il neonato presenti alla nascita una malattia in atto per la quale è indicato il trapianto autologo di CSE (per es., un neuroblastoma), il SCO possa essere dedicato allo stesso neonato, raccolto e utilizzato per un trapianto autologo.
Tutti questi servizi sono erogati dal Servizio Sanitario Nazionale gratuitamente come LEA (Livelli Essenziali di Assistenza)
Non è invece consentita nel territorio nazionale la conservazione del SCO di un neonato a titolo preventivo, per un eventuale uso autologo futuro. La normativa nazionale consente tuttavia ai genitori di esportare e conservare in Banche private estere il SCO dei propri figli per uso autologo, assumendo a loro carico tutte le spese relative, previa autorizzazione della Direzione Sanitaria del Presidio in cui avverrà il parto
Il sangue del cordone ombelicale ha visto crescere progressivamente il suo impiego a partire dal 1988, quando a Parigi, la scienziata francese Eliane Gluckman, effettuò per prima il trapianto di cellule staminali da sangue cordonale per curare con successo un paziente affetto da Anemia di Fanconi .
Il loro utilizzo venne nel tempo reso possibile grazie allo sviluppo in molti paesi di banche di stoccaggio e rilascio delle unità raccolte ai Centri di Trapianto
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Caratteristiche
- Lezioni 7
- Quiz 1
- Durata 34 minuti
- Skill level All levels
- Lingua Italiano
- Studenti 27
- Attestato No
- Valutazione Autonoma
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Materiale aggiuntivo di approfondimento
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